Le trecce di Nina
Mia
nonna Nina ha sempre portato due trecce lunghe, sin da quando era
bambina. Voleva che gliele rifacessi e pettinassi io, quando, sfinita dalla
malattia, se ne stava per partire. Due belle trecce, grigie dal tempo, ma
ancora imbiondite e lucenti. Un giorno, entrando in ospedale, la vidi desolata:" Tua
mamma mi ha tagliato i capelli! Ha detto che restando a letto non potevano più
lavarmele e ingombravano, ai dottori..." Sembrava persa, come avesse perso
tutto il suo tempo, i ricordi di una vita e il profumo che emanavano quei
capelli: profumo di olivi d'Istria,
vedette sul mare di Parenzo, più
antichi di lei. Profumo di fiori, di lavanda e maggiorana, rosmarino e timo, che lei
amava far seccare per l'inverno e , ogni tanto, metterseli in tasca, così che
il suo grembiule sembrava un'erboristeria. Prima di salire a casa sua, dal
giardino, passava a casa mia, proprio
sopra, per portarmi i fiori che aveva colto. Se non mi trovava, li lasciava
dentro i l vaso di cristallo dell'entrata, e se ne andava, felice di avermi fatto
cosa gradita, senza una parola . " Mi porterai i fiori, vero?"_
"Quando, nonna?" _ "Quando sarò al cimitero. Me li porterai i
fiori del nostro giardino, i fiori
freschi? E' brutto vedere tutte quelle tombe con fiori di plastica. Sembra che non
abbiano nessuno!"_ "Certo, nonna, ti porterò sempre i fiori, perché so
che li ami, come li amo io. Te li porterò sempre, assieme al mio cuore e al profumo
di ulivi e di terra istriana, che ti é mancata tanto quando sei dovuta partire,
e che non hai più rivisto. Assieme a
quegli odori che non hai più sentito; assieme a quell'odore di mare e di
collina.” Così,
quando qualcuno mette dei fiori di stoffa o di plastica, per quanto belli siano, io li tolgo, anche nella calura estiva ,
e metto dei fiori freschi nel suo giardino, anche se ora, nel suo giardino, avrà
sicuramente dei fiori più belli, e
sentirà l'aria di Parenzo arrivare da quella collina...Sento vicino a me il
profumo dei suoi capelli, mi sembra di
veder sorridere una bimba dalle bionde trecce, , e me ne vado piangendo.
Longa’2010